Per adattare le foreste ai cambiamenti climatici, in molti luoghi è necessario cambiare radicalmente la composizione delle specie arboree attualmente presente. Non di rado, osservando con attenzione, è possibile notare singoli esemplari di specie arboree auspicabili per il futuro, anche in foreste giovani e piuttosto povere di specie. Tuttavia, questi esemplari sono spesso ancora deboli in termini di capacità concorrenziale e non potrebbero sopravvivere senza interventi di cura. Anche se le loro possibilità di sopravvivenza sono piuttosto incerte, vale comunque la pena promuoverle.

L'adeguamento della composizione di specie arboree è fondamentale

Il rapido avanzamento dei mutamenti climatici sta portando a cambiamenti significativi in termine di fasce altitudinali e di condizioni delle stazioni. Di conseguenza, la composizione delle specie arboree cambierà in modo significativo su vaste aree. Nelle foreste di montagna, in particolare, la percentuale di abete rosso diminuirà massicciamente fino alle altitudini più elevate. Strumenti come Tree app forniscono indicazioni concrete in merito. 

Per garantire le migliori prestazione da parte delle foreste future, laddove possibile, è necessario sostenere o parzialmente anticipare questi cambiamenti naturali della composizione delle specie arboree. Inoltre, alla luce delle incertezze esistenti, la promozione della diversità delle specie arboree diverrà un obiettivo imprescindibile per meglio distribuire il rischio.

Ma come si può ottenere questo risultato? La nuova rinnovazione naturale dovrebbe sempre essere adattata in modo ottimale alle future condizioni della stazione, ad esempio tramite il dosaggio della luce. In caso di assenza di semi, si dovrebbero prendere in considerazione anche l'impianto o la semina artificiale. Inoltre, dovrebbero essere attuate misure di accompagnamento puntuali come la raschiatura del suolo o la protezione dalla vegetazione dalla selvaggina ungulata. Tuttavia, l'introduzione di specie arboree che in precedenza erano solo parzialmente adatte alle condizioni stazionali è decisamente impegnativa e le percentuali di successo sono spesso scarse, soprattutto se, oltre a condizioni di crescita non ottimali, l'influenza della selvaggina è eccessiva.

Fig. 2. Alcuni faggi sono riusciti a svilupparsi in un'area devastata nel 1990 dalla tempesta Vivian. Il faggio è una specie arborea importante per il futuro, perché la stazione evolverà probabilmente da montana superiore a submontana. Di conseguenza, il faggio è stato prescelto quale candidato per il futuro (albero Z) e sono stati rimossi diversi bei esemplari di abete rosso. Foto: R. Schwitter (GWP)

Chi cerca, trova: spesso in quantità sorprendente

Alla luce di queste difficoltà, è particolarmente importante prestare attenzione agli individui di queste specie arboree che, pur essendo attualmente meno competitive, sono presenti nel bosco giovane (o anche allo stadio di fustaia) e sono auspicabili e idonee per le condizioni future. A un esame più attento, in molte spessine o perticaie che, a prima vista, sembrano povere di specie, è possibile trovare singoli esemplari di aceri, tigli, querce, faggi, ecc. Tuttavia, è necessario prendersi il tempo di cercarli, perché spesso sono presenti solo pochi esemplari per ettaro. Lo stesso vale per le specie arboree pioniere come la betulla o il pioppo tremolo. Esse hanno il grande vantaggio di poter affrontare bene sia il clima attuale che quello futuro. Tuttavia, sono anche meno competitive, in quanto non hanno più un vantaggio in termini di crescita e con il tempo vengono soppiantate da altre specie arboree.

L’idoneità alle condizioni future viene prima della vitalità?

Questi singoli esemplari di specie arboree idonee per le condizioni future, che sono ancora poco competitivi, hanno spesso una posizione sociale solo co-dominante o addirittura dominata. La loro selezione quali alberi candidati da favorire contraddice quindi il principio dei dettami delle precedenti regole selvicolturali sulla gestione delle foreste giovani, che prevedevano di promuovere solo gli alberi più vitali di un popolamento. Tuttavia, ha ugualmente senso promuoverli se, in termini di cambiamento climatico, presentano chiari vantaggi rispetto ai loro diretti concorrenti presenti all’interno di una rinnovazione naturale. Rispetto a un albero appena piantato o a un semenzale che sta attualmente germinando, questi alberelli preesistenti spesso non sono solo più alti, ma anche meglio adattati in quanto sono già sopravvissuti per diversi anni nelle condizioni climatiche attuali (es. Alla siccità) e hanno resistito alla competizione di altre specie e all'influenza della selvaggina. Inoltre, a seconda dell'età dell'albero, è spesso possibile guadagnare anche 10–30 anni di tempo in termini di durata della gestione selvicolturale.

Senza un sostegno mirato, questi singoli alberi di solito scompaiono rapidamente e in modo inosservato, lasciando popolamenti con una diversità di specie arboree significativamente inferiore e un minore potenziale di adattamento. Inoltre, questi alberi non hanno bisogno di diventare esemplari con funzione di stabilizzare il popolamento o portatori di valore, in quanto le aspettative nei loro confronti sono minori poiché hanno unicamente lo scopo principale di produrre semi. Naturalmente, se si ha la possibilità di scegliere, anche in questo caso vale il principio di promuovere i singoli alberi più vitali appartenenti a una specie auspicabile.

Interventi deboli a favore di pochi singoli alberi

Questi futuri alberi a bassa capacità competitiva spesso crescono in numero molto ridotto in aree dove attualmente non è necessario alcun intervento per favorire la stragrande maggioranza degli alberelli presenti e nelle quali per selezione naturale avviene una sorta di auto-differenziazione. Gli interventi colturali per preservare la mescolanza delle specie sono quindi spesso consigliabili in una fase molto più precoce e rispettivamente dovrebbero avvenire con una maggiore frequenza, ma in genere riguarderebbero solo un numero molto contenuto di candidati auspicabili per il futuro. Ciò consente di mantenere intensità (e costi) di intervento per ettaro inferiori. Il lavoro principale consiste nel cercare e individuare i pochi singoli alberi nascosti. L'intervento selvicolturale vero e proprio richiede quindi un impegno con tempi e costi per ettaro molto contenuti.

L'intensità dell'intervento per ogni candidato individuato (albero Z) deve essere scelta in modo variabile, a seconda delle sue esigenze in temini di luce, delle sue condizioni di stabilità e della possibilità/probabilità di poter eseguire un nuovo intervento nel giro di qualche anno. Se ci sono pochi alberi per ettaro, può anche essere sensato registrarne la localizzazione (coordinate), il che renderebbe gli interventi successivi più mirati e quindi molto più efficienti e probabili.

Anche in combinazione con interventi di cura regolari

La promozione di alberi futuri in un contesto di concorrenza debole può ovviamente essere combinata con interventi che riguardano anche le specie arboree dominanti e/o promuovono la struttura del popolamento. Ad esempio, interventi che creano spazi aperti all’interno di una struttura (n.d.t.: interventi selvicolturali che in tedesco prendono il nome intraducibile di “Kammerung”) con la promozione di specie arboree miste all'interno di queste aperture. Oppure la gestione dei candidati futuri (alberi Z), in cui vengono promossi sia un piccolo numero di singoli alberi dominanti appartenenti alle specie arboree principali, sia i migliori singoli alberi di specie arboree precedentemente meno competitive, ma particolarmente importanti, anche se questi sono solo co-dominanti o addirittura dominati a seguito della mancanza di alternative.

Conclusioni

Nel complesso, né il Centro per la selvicoltura di montagna (CSM-GWP) né il Gruppo per la gestione delle foreste montane (GWG) ritengono necessario rivedere in modo significativo i principi e le raccomandazioni esistenti per la gestione del bosco giovane nel contesto delle foreste montane e di protezione. Resta fondamentale orientare coerentemente gli interventi selvicolturali e di gestione verso obiettivi definiti a lungo termine. Rimangono validi anche i principi secondo cui gli svantaggi della promozione di un gran numero di alberi Z sono superiori rispetto ai vantaggi e che la strutturazione/conversione precoce dei popolamenti nei boschi di montagna continua ad avere un’importanza centrale.

Tuttavia, l’adeguamento degli obiettivi di mescolanza delle specie arboree in funzione delle condizioni di competizione innescate dai cambiamenti climatici rende ancora più importante garantire un'elevata diversità delle specie arboree, ridimensionando in alcuni casi il principio di promuovere in un determinato momento, solo gli alberi più vitali presenti all’interno di un popolamento.

La gestione dei giovani boschi è una delle "leve" selvicolturali più importanti per gestire al meglio lo sviluppo delle foreste, adattandolo ai cambiamenti climatici.

Ulteriori informazioni

Aiuto pratico per la cura del bosco giovane nei boschi di montagna e di protezione (CSM-GWP)

Traduzione: Fulvio Giudici, Gordola