Grandi quantità di legno morto si producono durante gli interventi selvicolturali o eventi naturali quali schianti provocati da tempeste o dall'azione della neve pesante, oppure da infestazioni da scolitidi. L'imprevedibilità di questi eventi comporta il fatto che la quantità e la qualità del legno morto presente nei boschi variano continuamente (fig. 1 e 2).
Anche se il volume di legno morto con il tempo diminuisce a seguito dei processi di decomposizione, in condizioni naturali per tutti i gradi di decomposizione i quantitativi rimangono simili. La ragione è che le prime fasi di putrefazione sono più brevi, mentre quelle successive richiedono più tempo. Dal punto di vista degli svantaggi, è da evidenziare che i rami secchi che cadono a terra comportano anche un pericolo per i visitatori delle foreste e per i lavoratori forestali. Inoltre il legno morto aumenta il rischio di rischio di incendi boschivi in aree come quella delle latifoglie al Sud delle Alpi, accresce il pericolo di formazione di serre o sbarramenti negli alvei dei corsi d'acqua, oltre che comporta dei maggiori rischi fitosanitari in seguito a schianti da tempesta.
Fig. 2. Rappresentazione schematica delle dinamiche che portano alla formazione di legno morto. Mortalità naturale degli alberi in seguito (a): alla concorrenza tra gli alberi, degli schianti provocati da tempeste, dell'azione degli scolitidi o dell'invecchiamento naturale (età); (b): alla gestione delle foreste e (c): alla morte naturale per senescenza di alberi o di parte di essi. Questo legno morto con il tempo si decompone, modificando in continuazione le condizioni di vita. Tali processi conducono a delle caratteristiche sequenze di colonizzazione composte da svariate comunità viventi. Illustrazione: Yvonne Rogenmoser.
Elevata importanza ecologica
Il legno morto e le sue comunità viventi sono dei buoni indicatori della biodiversità e della naturalità degli ecosistemi forestali. Circa un quarto di tutte le specie che vivono nelle foreste necessita di legno morto. In tale ambito, gli insetti e i funghi sono i gruppi più ricchi di specie.
In Svizzera, la vita di oltre 1700 specie di coleotteri e più di 2700 di macromiceti (fig. 3) dipende dal legno morto. Pure diversi muschi, licheni e vertebrati hanno bisogno di questo substrato. Le cavità scavate dal picchio in alberi vivi o morti sono ad esempio utilizzate da colombelle, civette, taccole e altri uccelli, oltre che da ghiri e pipistrelli.Un ruolo importante è svolto pure dal legno morto nelle operazioni di rinnovazione delle foreste in ambienti umidi, ricchi di megaforbie, dove, in alcuni casi, più della metà di tutti i giovani alberi di abete rosso si insediano su legno marcescente (fig. 4).
Oltre a ciò, il legno morto contribuisce a proteggere dai pericoli naturali: tronchi d'albero stesi a terra o ceppaie tagliate più in alto aiutano a stabilizzare il terreno, a prevenire l'erosione del suolo in caso di piogge intense e ad impedire il distacco di valanghe.
Soprattutto i tronchi disposti trasversalmente o obliquamente rispetto al pendio formano delle barriere efficaci contro la caduta massi. Le misure adottate nell'ambito della gestione delle foreste di protezione sfruttano consapevolmente questi effetti positivi.
Fig. 3. Molti funghi saprofiti, come l'esca (Fomes fomentarius) sono strettamente connessi con la presenza di alberi morenti o di legno morto. Foto: Beat Wermelinger (WSL)
Fig. 4. Un ruolo importante è svolto pure dal legno morto nelle operazioni di rinnovazione delle foreste in ambienti umidi. Foto: Ueli Wasem (WSL)
Il legno morto nel bosco svizzero
Il legno è una risorsa che da secoli è sempre stata molto richiesta, sia come combustibile, sia come materiale di costruzione. Anche gli alberi secchi venivano utilizzati quasi interamente. Più tardi, il legno morto sparso sul terreno venne raccolto sia per un certo senso dell'ordine e della pulizia, che per motivi fitosanitari. Dopo la seconda guerra mondiale, la quantità di legno morto nelle foreste della Svizzera riprese ad aumentare progressivamente. Oggigiorno, sempre più alberi morti rimangono nelle foresta rispetto al passato. A partire dagli anni '80, questa evoluzione, soprattutto a causa delle tempeste Vivian (1990) e Lothar (1999), è dimostrata in modo eloquente dall'Inventario Forestale Nazionale svizzero (IFN).
Un trend influenzato anche dal fatto che le utilizzazioni dei boschi non sono più redditizie nelle aree difficilmente accessibili. Il volume di legno morto in Svizzera secondo l'IFN (dati 2009-2017) ammonta in media a 24 m3 /ha (fig. 5). Il 20% delle foreste svizzere, secondo i dati 2009-2017 dell'IFN, non sono più gestite da oltre 50 anni. Da non dimenticare poi, il fatto che oggigiorno i proprietari e i gestori delle foreste sono meglio informati in merito all'importanza ecologica di legno morto.
Chi è responsabile per caduta di legno morto?
Gli alberi interi o i rami secchi costituiscono un pericolo potenziale per le persone in cerca di svago o per i lavoratori forestali. Chi subisce un danno è quindi direttamente responsabile per i danni subiti all'interno dei boschi, soprattutto quando egli si reca a passeggiare anche durante una tempesta, oppure se ignora i cartelli di avvertimento (Selbstverschulden der Geschädigten). Un'importante eccezione a questo è la "responsabilità del proprietario di un'opera" ai sensi del Codice delle obbligazioni (art 58 COS; RS 220), che cita: "Il proprietario di un edificio o di un'altra opera è tenuto a risarcire i danni cagionati da vizio di costruzione o da difetto di manutenzione". Ciò significa che il proprietario, entro limiti ragionevoli, deve garantire un uso sicuro della sua opera, nel caso specifico di una strada o di un sentiero segnalato. Il fattore determinante per valutare la ragionevolezza delle misure di sicurezza è il rapporto tra i costi e il potenziale dei danni, nonché probabilità che il danno possa verificarsi.
Valori soglia per il legno morto
I valori soglia indicano i quantitativi minimi di legno morto che sono necessari per il mantenimento di determinate specie specializzate. E' importante determinare dei valori-soglia per il maggior numero possibile di specie, alfine di fornire dei possibili obiettivi di riferimento in termini di volume di legno morto. Tali obiettivi sono stati fissati dall'Ufficio federale dell'ambiente nella propria Politica forestale 2020 (UFAM 2013): per il Giura, l'Altopiano e il Sud delle Alpi sono 20 m3/ha; per le Prealpi e le Alpi 25 m3/ha.
La maggior parte delle specie può sopravvivere con volumi di legno morto variabili tra i 20 e i 50 m3/ha (fig. 6). Per conservare specie rare e maggiormente esigenti, spesso sono necessari più di 100 m3/ha di legno morto. Strumenti idonei per la promozione di tali specie sono la delimitazione di riserve forestali o di isole di legno invecchiato.
Promuovere il legno morto
Promuovere gli organismi che dipendono dal legno morto significa contribuire alla gestione sostenibile delle foreste. Nell'ambito della politica forestale svizzera, l'UFAM, sostiene finanziariamente due provvedimenti efficaci che fanno riferimento alla superficie alfine di promuovere lo sviluppo di foreste naturali e la presenza di legno morto: la creazione di riserve forestali e di isole di legno invecchiato.
La Confederazione e i Cantoni per il 2030 si prefiggono che il 10% della superficie forestale svizzera sia costituito da aree protette, delle quali circa la metà costituita da riserve forestali naturali nelle quali non dev'essere prevista nessuna utilizzazione. Come parte integrante della prossima Convenzione quadro tra la Confederazione e i Cantoni, è previsto anche il sostegno finanziario del rilascio in piedi di alberi-habitat.
Sull'intera superficie forestale dovrebbero essere lasciati sul posto dei quantitativi minimi di legno morto. Tuttavia, è meglio avere alcuni popolamenti boschivi con quantitativi di legno morto superiori alla media, piuttosto che avere tutti i boschi con "un po' di legno morto" che non sarebbe comunque sufficiente per garantire la presenza di molte specie specializzate. Per mantenere a lungo termine in una certa zona delle specie xilobionti, si deve garantite la presenza di tutte le varie fasi della decomposizione, oltre che una ampia gamma di diametri di legno morto. Considerato che in Svizzera gli alberi morti con diametri elevati sono assai rari all'interno dei boschi gestiti, questa presenza dovrebbe essere particolarmente incoraggiata.
Messa in rete funzionale
Affinché gli organismi legati al legno morto possano sopravvivere a lungo termine, è necessaria una rete di habitat ricchi di legno morto, aventi un’estensione diversificata (fig. 7). Le riserve forestali naturali rappresentano in tal senso degli habitat di importanza fondamentale. Isole di legno invecchiato e alberi-habitat fungono da ambienti di interconnessione che permettono lo scambio di individui tra le varie popolazioni. Non esiste comunque una ricetta universale per definire la distribuzione ideale di riserve forestali naturali, isole di legno invecchiato e "alberi habitat". Come regola generale, oltre alle riserve forestali naturali, sono necessarie circa due o tre isole di legno invecchiato per ogni chilometro quadrato di foresta, con una superficie minima di un ettaro ciascuna, oltre che da 5 a 10 "alberi habitat" per ettaro.
Le sfide per il futuro
Tra l'aumento della richiesta di legname da energia e la promozione del legno morto vi è un palese conflitto di interessi. La crescente domanda di legname da energia potrebbe frenare la tendenza verso una maggiore presenza di legno morto all'interno delle foreste svizzere o addirittura ridurne la presenza. Una maggiore utilizzazione di assortimenti legnosi che finora rimanevano in bosco peggiorerebbe le condizioni di vita delle comunità che, per vivere, dipendono dal legno morto. Entrambi gli obiettivi della tutela della biodiversità e dell'uso di fonti di energia rinnovabili perseguono la finalità di contribuire ad uno sviluppo di tipo sostenibile. La sfida per chi si occupa della gestione forestale consisterà proprio nell'utilizzare il legno quale risorsa rinnovabile in modo che ciò non comporti degli inconvenienti per la biodiversità.