Le forti piogge che sono cadute nel mese di agosto del 2005 hanno causato gravi inondazioni. Bilancio: sei morti e danni materiali per quasi tre miliardi di franchi. Questo evento ha pertanto superato di gran lunga tutti i disastri naturali che si sono verificati in Svizzera a partire dal 1972, anno in cui venne avviata la registrazione sistematica di tutti gli eventi naturali. L'intero versante nord delle Alpi tra il bacino del Reno e quello della Sarine, è stato colpito. Decine di migliaia di metri cubi di legno galleggiante hanno causato enormi problemi lungo i fiumi e i laghi, con ripercussioni che hanno riguardato tutto l'Altopiano svizzero.
L'evento ha sollevato molti interrogativi circa il ruolo svolto dalle foreste lungo i corsi d'acqua. Se da un lato i boschi esercitano un ruolo protettivo contro l'erosione, le frane e le inondazioni, il legname che proviene da queste può a sua volta provocare gravi danni. Voci critiche rivolte ai Servizi forestali hanno preteso affermare che importanti quantità di legname flottante lungo i corsi d'acqua erano state abbandonate in bosco e che esso proveniva da tronchi non esboscati dopo il danni provocati dalla tempesta Lothar e da quelli seguenti causati dagli scolitidi.
Manutenzione dei boschi di protezione - parte importante della prevenzione
Gli eventi del mese di agosto 2005 sono stati oggetto di numerosi studi. I risultati sono stati pubblicati in una dettagliata analisi (vedi bibliografia contenuta nell'articolo originale). Oggi, le conoscenze acquisite a proposito del ruolo della foresta e del legname flottante possono essere riassunte come segue: le foreste non possono impedire le inondazioni.
La cura e la gestione dei boschi di protezione, comunque, contribuiscono a ridurre l'entità dei danni. Questi trattamenti selvicolturali sono parte di un sistema integrato di gestione dei rischi. Le cure eseguite nei boschi di protezione costituiscono, assieme alla manutenzione dei bacini dei corsi d'acqua e alle misure connesse con l'uso del suolo, una parte importante della prevenzione dei pericoli (v. figura 2). In relazione ai pericoli naturali, la sicurezza assoluta non esiste, poiché un rischio residuo sussiste comunque. La delimitazione delle foreste di protezione lungo i corsi d'acqua, oltre che l'attuazione dei provvedimenti di tipo selvicolturale, pone tutta una serie di sfide per gli operatori forestali. Questo contributo affronta questi temi nel dettaglio.
Cosa s'intende per "foreste di protezione"?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo valutare i rischi e i danni potenziali lungo un torrente o un corso d'acqua, oltre che l'effetto protettivo esercitato dai boschi circostanti. Si tratta di identificare i corsi d'acqua il cui potenziale deflusso che comporta il trasporto di legname e detriti alluvionali è pericoloso e può causare danni (potenziale di danno). Questo potenziale dipende essenzialmente dalla presenza di insediamenti o di forme di utilizzazione previste nella pianificazione del territorio (piani di utilizzazione del suolo), così come la presenza di altre infrastrutture (ponti, canalizzazioni). La valutazione di un corso d'acqua si basa sulla carta generale dei pericoli e sul catasto degli eventi del passato. Essa viene eseguita in stretta collaborazione tra i servizi che si occupano di idrologia e di foreste. Nel Cantone di Lucerna sono state delimitate le foreste con funzione protettiva connessa con i corsi d'acqua ed i bacini imbriferi, nel contesto di un progetto denominato "Gestione sostenibile delle foreste di protezione lungo i corsi d'acqua (NASEF)".
L'effetto della foresta in prossimità dei corsi d'acqua deve essere considerato in modo differenziato. Rispetto ai processi e agli eventi pericolosi, la foresta esercita sicuramente un effetto protettivo, anche se gli alberi caduti nel letto dei torrenti possono a loro volta diventare fonti di pericolo (figura 1) . L'illustrazione precedente fornisce una panoramica della situazione (figura 2).
Effetto delle foreste lungo il letto dei corsi d'acqua: protezione o fonte di danno?
"La foresta influenza il regime idrico"
Con la modifica delle proprietà del terreno, il bosco può influenzare indirettamente il deflusso dei ruscelli e dei torrenti in caso di precipitazioni intense. L'apparato radicale degli alberi crea una rete molto ramificata di pori nel terreno, con estensione più o meno profonda in funzione della specie arborea. Aumentando il volume di acqua immagazzinata nel terreno, il flusso di acqua nei torrenti ne risulta ritardato rispetto alle precipitazioni. Un deflusso dilazionato nel tempo mitiga quindi il picco delle piene. Questo effetto esercitato dalla foresta dipende dalla percentuale di superficie boscata presenta all'interno del bacino imbrifero, dalle specie di alberi presenti, dalle caratteristiche locali del suolo e dalle caratteristiche pluviometriche dell'evento. Durante le precipitazioni estreme, l'effetto in termini quantitativi esercitato dalla foresta sul deflusso di uno specifico corso d'acqua, ovvero l'influenza degli interventi selvicolturali eseguiti (effetto idrologico della foresta), non è ancora stato ben chiarito. Pertanto la protezione delle foreste contro le inondazioni non è ancora oggetto di accordi di prestazione tra la Confederazione e i Cantoni nel contesto degli interventi a carattere selvicolturale.
"La foresta riduce l'erosione"
Gli alberi stabilizzano le sponde e i versanti lungo i corsi d'acqua. Come se fossero delle armature, le radici degli alberi trattengono le componenti sciolte del suolo, riducendo il pericolo di erosione e di franamenti. La foresta espleta il suo effetto specie in caso di scivolamento di strati superficiali (fino a 2 m di profondità). Allorquando la superficie di scorrimento è più profonda o si trova al di sotto dello spazio colonizzato dalle radici, l'effetto ancorante del bosco è meno marcato. A 10 m di profondità, esso non è più dimostrabile. Inoltre, gli alberi che cadono da soli, per esempio a causa dell'assenza di cure, possono causare essi stessi dei danni al suolo e aumentare l'erosione.
"I tronchi incastrati lungo le sponde di un corso d'acqua possono causare degli sbarramenti "
Gli "alberi utili" che cadono nel letto di un corso d'acqua possono diventare "alberi dannosi". In caso di piene gli alberi sani possono anche essere "strappati dal bosco" a seguito dell'erosione delle sponde. Con il tempo i fusti legnosi e le ceppaie sradicate possono così accumularsi nel letto del torrente ed in seguito essere trasportati a valle. Questo legname trasportato dalle piene, viene chiamato "legname flottante". Allorquando un tronco trasportato si incastra in una strettoia oppure sotto a un ponte, esso forma uno sbarramento (chiamato anche "serra") trattenendo spesso altro materiale detritico: si forma così un accumulo di acqua e materiale alluvionale. In tali situazioni l'erosione può risultare accresciuta o anche, nel caso in cui lo sbarramento cedesse improvvisamente, crearsi una "colata detritica" che a valle può causare allagamenti ed esondazioni.
Sono peraltro numerosi i corsi d'acqua che in assenza di ponti, vengono incanalati attraverso semplici tubazioni. Qui, già pezzi di legno piuttosto piccoli sono sufficienti a formare un tappo, che provoca poi uno straripamento dal letto del torrente. Inoltre, durante il trasporto a valle, il legname aggrava l'erosione delle sponde, causando danni pure a edifici o altre infrastrutture costruite lungo i corsi d'acqua e le rive dei laghi.
"Non tutti i tronchi che si trovano nei letti dei corsi d'acqua rappresentano un pericolo"
Legno morto depositato nei corsi d'acqua è un prezioso habitat per la microfauna e gli anfibi. Esso svolge anche un ruolo importante di collegamento tra diversi biotopi dell'ecosistema. I processi di accumulo, di trasporto e di decomposizione sono parte della dinamica naturale di ogni corso d'acqua in buone condizioni. Questo vale in particolare per i corsi d'acqua con una corrente debole e meno per i riali di montagna che hanno dei regimi torrentizi e che sono in grado di trasportare grandi quantità di materiale alluvionale.
Il legname flottante: parti di bosco portate via dalla corrente?
Diversi studi si sono occupati della composizione, dell'origine e delle modalità di trasporto del legname flottante. La relazione tra la vegetazione forestale presente lungo le rive dei corsi d'acqua e la presenza di legname flottante è stata esaminata sull'esempio di dieci torrenti. I risultati dimostrano che la quantità di legname flottante è minore laddove la stabilità dei popolamenti forestali è migliore. Per contro, non è stato possibile stabilire se il volume di legname in piedi, la percentuale di latifoglie o la struttura dei popolamenti abbiano o meno un'influenza importante. Quattro di questi torrenti sono stati studiati sia prima, sia dopo gli eventi dell'agosto 2005. E' stato possibile osservare che le precipitazioni nei rispettivi bacini idrografici hanno provocato un maggiore apporto di materiale alluvionale e di legname nel letto dei torrenti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l'intensità delle precipitazioni registrata nel mese di agosto del 2005 nei bacini imbriferi di estensione limitata era troppo debole, per fare sì che la corrente riuscisse a trasportare un volume significativo di legname flottante. Si è per contro constatato un aumento del volume di legname accumulato negli alvei e suscettibile di essere trascinato a valle in occasione di un prossimo episodio di precipitazioni intense.
Il legname flottante ritrovato nei fiumi e nei laghi o anche depositatosi nel quartiere della Matte a Berna, proveniva principalmente dalle rive boschive erose e non tanto dai bacini imbriferi e dai versanti coperti da vegetazione forestale (analisi di eventi naturali specifici: le piene dell’agosto 2007, in francese e tedesco). I processi che comportano un accumulo di legname dentro l'alveo dei corsi d'acqua, con la conseguente rottura degli sbarramenti ed il trasporto verso valle del legname flottante da parte dalla corrente, sono assai diversi e dipendono dall'andamento e dall'intensità degli eventi piovosi.
Fig. 3 - Chummerbach (GR): le radici degli alberi rappresentano una sorte di "armatura" del terreno e riducono pertanto il rischio di erosione e di formazione di frane. Foto: Raphael Schwitter
I provvedimenti a carattere forestale non possono impedire la formazione di legname flottante. La cura dei boschi di protezione può tuttavia contribuire a ridurre i quantitativi trasportati, oltre che accrescere la loro capacità protettiva contro l'erosione. In questo modo la gestione del legname flottante diviene parte integrante della pianificazione delle misure idrologiche. Gli interventi di cura nei boschi di protezione costituiscono un accorgimento di tipo biologico mirato alla prevenzione dei rischi. La profilassi può peraltro essere efficace solo se le foreste e i loro bacini imbriferi sono considerati come un sistema unico, oggetto di manutenzione in quanto tale. La pianificazione e la realizzazione di interventi lungo i corsi d'acqua devono essere adottate in stretta collaborazione tra gli specialisti dei settori idrologico e forestale, coinvolgendo pure le autorità locali e i proprietari forestali.
Le esigenze riposte nelle foreste di protezione che interagiscono direttamente con i corsi d'acqua
L'obiettivo degli interventi selvicolturali è quello di ottenere soprassuoli forestali che garantiscano un'elevata protezione contro l'erosione e le frane. Allo stesso tempo essi mirano a ridurre l'accumulo del potenziale di detriti e di legname flottante. Questo permette di ridurre il rischio di formazione di occlusioni e di straripamenti a livello locale. Inoltre, in caso di inondazioni particolarmente gravi, il volume di legname che si accumula lungo i fiumi e le rive dei laghi è minore.
I profili delle esigenze definite nel contesto del progetto NaiS indicano i parametri di riferimento (NaiS: gestione sostenibile delle foreste con funzione di protezione). Questi profili sono basati sui requisiti connessi con i processi dei pericoli naturali applicati ai casi delle frane e dell'erosione, in funzione delle condizioni stazionali presenti. Tuttavia, il sistema NaiS offre poche indicazioni concrete concernenti provvedimenti da adottare in prossimità dei corsi d'acqua. A tale scopo il Cantone di Lucerna ha quindi sviluppato un sistema NASEF quale supporto alle decisioni.
Fig. 4 - Alpthal (SZ) dopo le intemperie del 20 e 21 giugno 2007: anche i piccoli corsi d'acqua possono gonfiarsi a dismisura e lasciare enormi quantità di detriti e di legname sui terreni agricoli. Foto: Stefan Lienert
Stimare il potenziale rischio per ogni corso d'acqua
Per eseguire interventi selvicolturali lungo i corsi d'acqua è indispensabile fare una distinzione accurata fra gli "alberi utili" e gli "alberi dannosi". L'analisi della necessità di intervenire si basa sul metodo NaiS, oltre che sul supporto alle decisioni NASEF (Lucerna), utilizzabile in modo complementare rispetto ai criteri NaiS (figura 5). Queste basi consentono di impostare il processo di analisi in modo mirato e di spiegarlo in modo trasparente. Le misure indicate sulla lista hanno lo scopo di offrire un orientamento generale.
La messa in opera concreta deve tuttavia essere attuata in modo differenziato per ogni singolo corso d'acqua a dipendenza delle condizioni presenti. Gli alberi inclinati e particolarmente esposti oppure quelli soggetti ai processi di dilavamento da parte della corrente richiedono particolare attenzione. Lungo le sponde, anche la vegetazione pioniera può essere auspicabile nella misura in cui offre protezione contro i fenomeni erosivi. Gli alberi già caduti a terra devono essere assicurati, oppure spostati al di fuori delle quote raggiunte dai deflussi di piena.
In merito alla questione se è possibile ridurre il legname in piccoli pezzi rilasciati nel letto dei corsi d'acqua, questo dipende naturalmente dai profili trasversali che i bacini presentano nelle zone situate più a valle. E' infatti piuttosto difficile prevedere il comportamento di un corso d'acqua durante le alluvioni, compresa la sua capacità di trasporto di legname. Pertanto le decisioni su cosa fare sono sempre connesse con un elevato grado di approssimazione. Errori nelle opere edili costruite nelle zone residenziali non possono comunque essere "compensate" da misure di tipo forestale adottabili nei bacini idrografici situati a monte. Ridurre il volume di legname potenzialmente flottante e una migliore protezione contro l'erosione lungo i corsi d'acqua esigono interventi di manutenzione regolari. Interventi mirati e ripetuti sono quindi più appropriati rispetto alle grandi operazioni di pulizia sporadiche. Per i bacini imbriferi nel loro insieme, questa strategia è peraltro più interessante dai punti di vista sia ecologico, che paesaggistico.
La questione dell'intensità degli interventi è fortemente dipendente dalle condizioni prevalenti a livello di raccolta e commercializzazione del legname. Dal punto di vista selvicolturale, vi sono generalmente ampi margini di apprezzamento e di manovra lungo i corsi d'acqua. L'intensità degli interventi deve essere ottimizzata individualmente, ispirandosi ai criteri NaiS. Nelle foreste di protezione, determinante non è tanto il costo per metro cubo di legname tagliato, ma piuttosto i costi riferiti alle superfici trattate. Così, l'attenzione dovrebbe essere focalizzata piuttosto sull'efficacia delle misure volte a migliorare la protezione contro i processi connessi con i pericoli.
La conferenza annuale del Gruppo svizzero per la Selvicoltura di montagna (GSM) tenutasi nel settembre 2008 a Entlebuch (LU) è stata dedicata proprio a questi argomenti. I provvedimenti a carattere forestale adottati nei boschi di protezione lungo due corsi d'acqua nel comune di Schüpfheim sono stati analizzati dal Servizio forestale locale in collaborazione con un rappresentante del servizio idrologico. Gli esempi sono ben documentati in modo da utilizzarli anche nel contesto di corsi di formazione continua.
Traduzione: Fulvio Giudici, Camorino