In effetti alcune specie di scolitidi, durante i periodi di infestazione, possono compromettere in modo massiccio le importanti funzioni svolte dalle foreste in favore dall'uomo, come la produzione di legname, la protezione dai pericoli naturali o lo svago. Oltre a ciò, ci si dimentica spesso che esse svolgono anche importanti funzioni ecosistematiche.
Pionieri nella decomposizione del legname
Gli scolitidi della corteccia contribuiscono in modo determinante alla decomposizione del legno. Alcune specie di coleotteri pioniere sono in grado di penetrare per primi nella corteccia ancora intatta degli alberi appena morti e di insediarvi il loro sistema di riproduzione. La corteccia delle conifere, in particolare nelle fasi iniziali, contiene ancora diverse resine e tannini tossici, che rendono più difficile una rapida colonizzazione da parte dei funghi che degradano il legno.
- I fori praticati dai coleotteri creano comunque vie di ingresso per le spore fungine e pertanto, il riciclo dei nutrienti immagazzinati nell'albero può prendere avvio, favorendo l’insediamento e la crescita di altre piante erbacee o legnose.
- Anche la rosura prodotta con la perforazione e le feci espulse dagli scolitidi adulti e delle larve possono essere rapidamente colonizzate e decomposte da microrganismi e funghi.
- Inoltre, l'attività di alimentazione delle larve e dei giovani coleotteri fa staccare la corteccia dall'alburno. Tale processo rende il corpo legnoso del fusto di agevole accesso anche per altri insetti e funghi.
- Inoltre, il bostrico tipografo - il più importante scolitide della corteccia dal punto di vista economico - spesso introduce un fungo che è in grado di facilitare la colonizzazione, di interrompere il trasporto dell'acqua nel legno e avviare la decomposizione delle sostanze contenute nelle cellule. I coleotteri ambrosia [n.d.t.: gruppo di scolitidi che hanno sviluppato sistemi sociali simili a quelli delle api e delle formiche e che praticano una sorta di “agricoltura” trasportando spore fungine nei loro nidi e coltivandole in gallerie scavate nel legno] hanno un effetto simile in quanto introducono attivamente un fungo nel legno che funge da nutrimento per la loro covata.
Oltre agli scolitidi della corteccia, anche le vespe del legno sono i primi colonizzatori e decompositori tipici degli alberi appena morti. Anch’essi sono in grado di introdurre dei funghi che in seguito permettono alle larve di decomporre il legno.
Nutrimento per altri organismi
Grazie al loro stile di vita poco visibile in quanto celato dalla corteccia o addirittura insediato nel legno, gli scolitidi della corteccia sono ben protetti dai predatori generalisti e dagli insetti parassiti. Essi stessi fungono cionondimeno da nutrimento per una grande varietà di organismi differenti
Diversi uccelli colgono l'occasione per catturare coleotteri in volo o che si muovono sulla superficie della corteccia. Tuttavia, è assai probabile che si tratti di catture accidentali.
I picchi, invece, sono le uniche specie di uccelli in grado di usare il becco non solo per catturare gli scolitidi della corteccia sulla superficie, ma anche per estrarli dalla corteccia o dal legno. Le singole larve di questi scolitidi non costituiscono una ricca fonte di cibo, ma poiché sono presenti in gran numero e possono essere estratti dalla corteccia con poco sforzo, sono comunque delle prede utili. Il contributo degli scolitidi della corteccia alla dieta alimentare del picchio dipende dalla stagione e dalla specie di picchio. In inverno, altre fonti di cibo come bruchi o formiche sono scarse o difficilmente accessibili, per cui gli scolitidi della corteccia possono costituire fino al 99% della dieta alimentare di alcune specie di picchio. Il picchio tridattilo si è addirittura specializzato nella cattura degli scolitidi della corteccia, diventando uno dei suoi più importanti antagonisti naturali.
Oltre ai picchi, esiste anche un gran numero di insetti che si nutrono in modo predatorio o parassitario degli scolitidi della corteccia e che quindi dipendono da questo alimento. Tra questi vi sono vari coleotteri predatori, mosche predatrici e vespe icneumonidi parassite.
Mezzi di trasporto
Gli scolitidi della corteccia possono anche trasportare altri organismi. Da un lato, si tratta di spore fungine, che vengono trasportate con i coleotteri in volo verso l'albero successivo, sul quale possono riprodursi.
Anche varie specie di acari utilizzano i coleotteri della corteccia come vettori di trasporto. Si tratta di specie di acari che si trovano in habitat corticoli per brevi periodi della loro vita e si nutrono di vari materiali di scarto e di funghi che trovano all’interno delle gallerie scavate dagli scolitidi della corteccia. Gli acari, incapaci di volare, dipendono da questi vettori per la loro dispersione. Si attaccano alle ali o al torace degli scolitidi che si apprestano a volare e raggiungono così nuovi habitat. Nei nuovi siti gli acari entrano poi nei sistemi riproduttivi degli scolitidi attraverso i fori di sfarfallamento. Nel caso del bostrico tipografo dell’abete rosso, sono stati osservati acari sul 30% degli scolitidi. Essi non danneggiano lo scolitide-vettore, poiché si trovano ad uno stadio di ninfa migratoria inattiva. Al contrario, gli scolitidi possono anche trasportare acari predatori che si nutrono di nematodi che vivono sulle larve degli scolitidi. Pertanto, sia gli acari che gli scolitidi beneficiano entrambi del trasporto; per accedere a nuovo nutrimento i primi e per ridurre le infestazioni da nematodi patogeni i secondi.
Aumentare la vitalità della foresta
Ogni foresta sana che si sviluppa senza l'influenza dell'uomo contiene anche alberi vecchi, indeboliti o malati. Questi alberi habitat vengono colonizzati in modo preferenziale da alcuni scolitidi della corteccia, come il tipografo dell'abete rosso, che ne causano la morte (cfr. Fig. 3->4). La morte di questi individui arborei crea spazio che favorisce l’insediamento e la rinnovazione di alberi giovani, portando luce e calore all’interno del popolamento boschivo, generando legno morto e quindi promuovendo la vitalità generale degli ecosistemi forestali.
Progettista di habitat
Alcune specie di scolitidi della corteccia, come il bostrico tipografo dell’abete rosso, sono in grado di influenzare e modellare fortemente il loro habitat, diventando così dei veri e propri ingegneri degli ecosistemi. Dopo la morte degli abeti rossi, le condizioni climatiche presenti all’interno di un focolaio di infestazione di scolitidi della corteccia sono molto diverse da quelle di un popolamento intatto. Il legno morto che viene prodotto è una risorsa essenziale per un gran numero di organismi. Funghi, licheni e insetti - inizialmente soprattutto coleotteri - si sviluppano sopra o all’interno del nuovo substrato.
- I picchi, a loro volta, raccolgono le larve che si sviluppano nel legno come cibo e costruiscono le loro cavità di nidificazione all’interno degli alberi morti ma ancora in piedi. Possono anche staccare dal tronco intere placche di corteccia con giovani scolitidi, che cadono e vengono catturati da altri uccelli.
- Le vecchie cavità abbandonate dai picchi tornano a essere siti di riproduzione e di ristoro per altri uccelli, piccoli mammiferi e pipistrelli.
- Diversi anfibi trovano siti adatti allo svernamento sotto gli alberi morti caduti, mentre i rettili possono prendere il sole su tronchi e ceppaie che sporgono dalla vegetazione del terreno.
- Il legno, che si decompone nel corso di decenni, è utilizzato come habitat da un'ampia varietà di specie di coleotteri, imenotteri, mosche e zanzare, a seconda del suo grado di decomposizione.
- Infine, un gran numero di specie diverse di funghi scompone le componenti legnose che sono indigeste per altre specie, come la cellulosa e la lignina.
In Svizzera, quasi 5000 organismi (=¼ di tutte le specie che vivono nelle foreste) sono utilizzatori di legno morto, molti dei quali figurano nelle liste rosse delle specie minacciate.
Uno studio condotto nel Parco Nazionale della Foresta Bavarese ha dimostrato che i margini dei popolamenti creati da infestazioni di scolitidi sono punti caldi di biodiversità per gli insetti. In particolare, la diversità di coleotteri del legno morto, di api selvatiche e di vespe è risultata significativamente maggiore nei siti di infestazione rispetto alle foreste intatte.
Fig. 5. Il raro coleottero a sei macchie (Judolia sexmaculata) si sviluppa nelle radici morte e nelle ceppaie di abete rosso. Le sue larve approfittano dell’abbondanza di legno morto e gli insetti adulti dell’offerta di fiori presenti nei vecchi focolai di infestazione aperti. Foto: Beat Wermelinger
Quando i popolamenti di abete rosso muoiono a seguito di pullulazioni o infestazioni di massa, cambiano anche interi paesaggi. Dove prima c'era una fitta foresta di abeti rossi, per alcuni anni o decenni si crea un habitat aperto e soleggiato (cfr. Fig. 1). Lo sviluppo di una nuova foresta inizia naturalmente con nuovi habitat occupati da un gran numero di specie vegetali e animali. La successione inizia con una forte crescita di varie piante erbacee, perenni e arbustive come la fragola selvatica, l’epilobio, varie felci, il lampone o il rovo, seguite successivamente dall’insediamento di arbusti pionieri come il salice, di betulle e di sorbi degli uccellatori, fino a quando non tornano a dominare le specie arboree definitive. A seconda delle condizioni climatiche, questo processo può durare diversi decenni. Durante questo periodo, l'ex area infestata dagli scolitidi è completamente diversa dalla foresta circostante e non solo fornisce cibo agli insetti erbivori e ai fiori, ma costituisce anche un habitat per una ricca fauna di piccoli mammiferi e uccelli. Inoltre, queste aree sono spesso frequentate dalla selvaggina ungulata come apprezzate zone di pascolo.
Condizioni stazionali modificate
Le proprietà idrologiche e chimiche del suolo cambiano nei focolai di infestazione degli scolitidi. Il deflusso dell'acqua dal suolo nelle falde acquifere e nei corsi d'acqua aumenta, così come il contenuto di nitrati nelle falde acquifere. Il massiccio aumento a breve termine della caduta degli aghi, la maggiore radiazione solare e il mutato clima del suolo aumentano la mineralizzazione dell'azoto, che si riflette anche a lungo termine in un maggiore contenuto di azoto nei nuovi aghi degli alberi sopravvissuti.
Le infestazioni di scolitidi su ampia scala che si osservano a livello regionale comportano che le foreste colpite riescono a immagazzinare meno carbonio e possono temporaneamente passare da un serbatoio di carbonio a una fonte di emissione. Tuttavia, gli alberi sopravvissuti e la rinnovazione del popolamento avranno compensato questa situazione dopo uno o due decenni.
I coleotteri della corteccia non hanno quindi solo un'importanza economica, solitamente negativa per noi esseri umani, ma sono anche una componente essenziale nella dinamica naturale delle foreste, nella rete alimentare, nel ricambio dei nutrienti e nella creazione di nuovi habitat.
Traduzione: Fulvio Giudici, Sant‘Antonino